“Sono Sohrab, ho 25 anni. Sono rifugiato in Italia. Sono nato in Afghanistan.
Ho lasciato mia madre quando avevo 14 anni, ho attraversato molti Paesi da solo, con i trafficanti e con altri bambini conosciuti in cammino.
Ho fatto il viaggio che fanno tanti afgani come me, costretti a scappare da un Paese in cui la guerra non è mai finita davvero.
Sono arrivato in Europa con un gommone carico di persone partito dalla Turchia e arrivato in Grecia.
In Grecia sono finito per la prima volta in carcere. Dopo ho provato a scappare tante volte: dentro o sotto un camion, sopra la cabina del guidatore. Venivo sempre fermato e rimandato indietro.
Dopo tanti tentativi falliti ho deciso di provare a uscire dalla Grecia via terra: Macedonia, Serbia, Ungheria, tanti confini, tanti Paesi, tanti rifiuti. Ho conosciuto tante prigioni diverse, ho conosciuto la paura. E poi ancora dall’Ungheria all’Austria, dall’Austria alla Germania, dalla Germania all’Italia. Sempre a piedi. Ho imparato a orientarmi con il sole e una mappa di carta, poiché allora non era facile avere un gps. In viaggio ho imparato a comunicare in inglese.
Poi finalmente l’Italia. Qui ho chiesto asilo politico. A Roma non mi hanno messo in carcere, mi hanno accolto in un centro per i rifugiati.
In sei mesi ho imparato l’italiano. In tre anni ho preso la licenza media e il diploma di scuola superiore. Dopo il diploma ho vinto una borsa di studio all’Università.
Da poco più di un mese sono un Ingegnere meccanico, laureato a La Sapienza. Ora mi sono iscritto al corso di laurea specialistica e vivo in una comunità religiosa che mi ospita: ho una stanza, del cibo e soprattutto la tranquillità necessaria per studiare. Questo è molto importante per me.
Il progetto d’integrazione che sto portando avanti grazie a tante persone di buona volontà mi fa credere che il mio futuro sia qui, che potrò essere utile a questo paese che mi ha dato un’opportunità. Dopo tanti rifiuti, in Italia per la prima volta mi sono sentito accolto”.
Questa è il racconto che Sohrab ha fatto pubblicamente durante la visita del presidente Mattarella al Centro Astalli di Roma, lo scorso 4 febbraio. Non ho aggiunto niente al suo racconto, che potrete trovare anche sul rapporto 2019 del Centro Astalli, – il centro di accoglienza per rifugiati del Servizio dei gesuiti per i rifugiati – pubblicato di recente in formato cartaceo. Mi sembrano le parole più adatte per il giorno in cui si festeggia l’Europa dei popoli, della pace, della integrazione e della solidarietà.
© 2019 Giovanna Chirri