IL PAPA AGLI AMBASCIATORI ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE
“A Raffaello – ha osservato papa Francesco concludendo il suo discorso al Corpo diplomatico- dobbiamo un ingente patrimonio di inestimabile bellezza. Come il genio dell’artista sa comporre armonicamente materie grezze, colori e suoni diversi rendendoli parte di un’unica opera d’arte, così la diplomazia è chiamata ad armonizzare le peculiarità dei vari popoli e Stati per edificare un mondo di giustizia e di pace, che è il bel quadro che vorremmo poter ammirare”. E’ una immagine che colpisce, per il tentativo di motivare la diplomazia mondiale in una fase critica e ridare senso alla comunità internazionale, forse mai tanto disorientata e incapace di governare conflitti e tensioni.
L’Osservatore romano riferendo del discorso del papa agli ambasciatori presso la Santa Sede ha titolato: “A sostegno del dialogo e del rispetto della legalità internazionale”, che non è poco, nei giorni della crisi Usa-Iran, in cui ci si interroga sulle loro azioni militari in un paese terzo, sui mezzi utilizzati dai due contendenti, sulla loro legittimità, sulle difficoltà del diritto internazionale e degli organismi internazionali a essere attori di distensione. Quanto doveva dire sulla crisi tra Stati Uniti e Iran e sul pericolo di una escalation di tensioni incontrollabili, il papa lo aveva detto il 5 gennaio all’Angelus, ieri lo ha ripetuto, con parole forse meno nette, vista la sede e il contesto. Ma il filo del discorso agli ambasciatori va cercato nel suo stesso sviluppo, a partire dai giovani, dai loro diritti e dalla loro difesa, anche contro gli abusi, e dal richiamo rivolto ai popoli alla fiducia e alla speranza. Questa “diplomazia alla Raffaello” crede nel multilateralismo e nella pazienza, mira ad avviare processi di comunione e non ad occupare spazi di potere e di influenza, si pone il problema di dare voce ai popoli e non solo ai grandi Paesi e alle potenze. Papa Francesco, ancora nel discorso di ieri al Corpo diplomatico, ha ricordato che l’Onu ha evitato la terza guerra mondiale. E sappiamo che il papa e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il 20 dicembre hanno diffuso un videomessaggio in cui rilanciano l’impegno comune per i migranti, il disarmo, l’ambiente e la lotta agli abusi. La “diplomazia alla Raffaello” è quella che papa e Santa Sede cercano di realizzare quotidianamente: non a caso Bergoglio ha riepilogato agli ambasciatori i motivi e i messaggi dei viaggi internazionali che ha compiuto nel 2019, e che, in particolare per la lotta contro le armi nucleari e per il nuovo patto educativo, si proiettano nel 2020. Nel saluto rivolto al papa dal decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore di Cipro, Georgios Poulides, c’era la comprensione dei motivi dei viaggi papali dell’anno appena concluso, l’appello al multilateralismo e l’impegno del Corpo diplomatico per il lancio del patto educativo, il 14 maggio a Roma. Gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede dichiarano di voler fare la propria parte, mentre la Santa Sede resta convinta sostenitrice del multilateralismo e dà il proprio contributo nei vari organismi internazionali. Intanto papa Francesco ha riaffermato il progetto di visitare nei prossimi mesi il Sud Sudan.
© 2019 Giovanna Chirri