L’assoluzione dell’aborto in confessionale affidata ai sacerdoti, la possibilità di dare la comunione ai divorziati a discrezione del sacerdote, la dichiarazione di nullità dei matrimoni nelle mani del vescovo, la revisione dei testi liturgici demandata alle conferenze episcopali nazionali.
In queste decisioni di papa Francesco Fabrizio Barca vede un “metodo di destabilizzazione” che, “in una situazione di sottoutilizzo di un potenziale”, sceglie di “creare disequilibrio” per uscire dall’impasse, “un metodo rischioso, doloroso, che provoca tensioni, e lo sai mentre lo fai”. Barca, economista e ministro per la Coesione territoriale nel governo Monti, lo ha spiegato durante la presentazione del libro di Marco Politi “La solitudine di Francesco” edito da Laterza. E per decentrare, ha osservato, “non puoi non avere una forte autorità sui parroci e i vescovi, non potere, ma egemonia”. In questo metodo “c’è un problema: stai caricando di responsabilità dei soggetti locali, che non necessariamente ne hanno la capacità”. Nella riforma di papa Bergoglio, per l’economista, “il ruolo basso si sente sfidato e spinto in avanti, e c’è una lacerazione a livello locale: quelli che non aspettavano altro finalmente si sentono liberi, ma quelli che non lo aspettavano possono avere la tentazione di rintanarsi”. Barca, impegnato nel Forum Diseguaglianze Diversità del quale fanno parte anche sigle cattoliche, ricorda che la Chiesa è “in mezzo a un processo, tensioni e conflitti ci sono, ma possono essere giudicati”; più che di solitudine di Francesco, ha concluso, penserei alla “solitudine dei parroci locali”.
Oltre a Barca, hanno arricchito il panel Franco Frattini, presidente del SIOI, la teologa Marinella Perrone, il presidente della Fondazione Ratzinger, padre Federico Lombardi, il direttore di Huffington Post Lucia Annunziata, moderati dal critico letterario Paolo Mauri. Da tutti loro una serie di spunti di interesse, su cui tornerò appena avrò finito di leggere “La solitudine di Francesco”.
© 2019 Giovanna Chirri