La Chiesa in Italia sembra decisa ad accettare la sfida di un sinodo nazionale: papa Francesco lo ha nuovamente chiesto esplicitamente alla fine di gennaio, incontrando l’Ufficio catechistico della Cei. Un paio di settimane dopo il presidente dei vescovi italiani Gualtiero Bassetti in un editoriale su “Avvenire” ha spiegato che la Chiesa è sulla linea del papa ma che i tempi sono difficili, lasciando supporre che, superata la pandemia, il processo potrebbe cominciare. Lo stesso sembra potersi intendere da una successiva intervista dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, sempre ad “Avvenire”, in cui il porporato parla anche di “ritardi” nella ricezione del discorso che papa Francesco fece al convegno della Chiesa italiana a Firenze, nel 2016. Si ricorderà che in quella occasione papa Bergoglio invitò a lavorare sulla sua esortazione apostolica “Evangelii gaudium” e incamminarsi su una strada sinodale. Ancora Bassetti, in una intervista di una decina di giorni fa a “Toscana oggi”, ha cominciato a delineare quali passi parrocchie e laici debbano fare per affrontare il sinodo. Per questa volta gli ecclesiastici sono stati più espliciti dei giornalisti: dopo il discorso del papa all’Ufficio catechistico la parola sinodo non era comparsa nei titoli di agenzie e quotidiani, alcuni non l’avevano neppure citata nei testi, altri l’avevano messa in fondo. Che papa Francesco volesse dare una scossa e che questa volta la Chiesa italiana fosse forse più propensa ad accettarla lo ha capito invece Civiltà cattolica, che ha prontamente ricordato che era stato proprio il suo direttore, Antonio Spadaro, a lanciare, il 2 febbraio di due anni fa, la proposta di un sinodo nazionale: “Ci era parsa – ha scritto la rivista internazionale dei gesuiti – la via più sicura, quella che potrà aiutarci a leggere la nostra storia d’oggi e a fare discernimento. L’Assemblea sinodale è certamente un luogo privilegiato di incontro e discernimento nel quale, se lo Spirito Santo è in azione, ‘dà un calcio al tavolo, lo butta e incomincia daccapo’, come disse una volta il Pontefice”. La rivista ricorda anche che il papa “ha poi effettivamente indicato il cammino sinodale alla Chiesa italiana parlando ai vescovi del nostro Paese il successivo 20 maggio 2019 aprendo la 73ma Assemblea generale della Cei” che “Non si mosse molto nella Chiesa italiana”. Si deve ricordare che la Evangelii gaudium è del 2013 e che nei primi anni l’impatto del primo importante documento del pontificato sui vescovi italiani non è stato particolarmente forte: in diverse occasioni papa Bergoglio aveva chiesto che fosse oggetto di approfondimento, ma così non è stato subito. Inoltre un sinodo nazionale è una impresa che può entusiasmare ma anche spaventare: quando lo Spirito soffia può soffiare anche forte, e soprattutto soffia dove vuole. Sicché i timori sono sembrati prevalere, almeno fino ad oggi. Non sappiamo se il papa abbia affrontato anche questo argomento nella udienza che ha concesso questa mattina al vertice della Cei al completo: il presidente cardinale Gualtiero Bassetti, i tre vicepresidenti e il segretario generale, reduci dal consiglio permanente straordinario del 27 gennaio. Ma dal discorso all’Ufficio catechistico in poi il tema sinodo non può non rientrare nella agenda della Chiesa italiana.
A chi volesse approfondire la riflessione sul tema sinodo si suggeriscono due libri: “Roma, la Chiesa e la città nel XX secolo”, di Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, edito da San Paolo, e “La riforma e le riforme nella Chiesa”, a cura di Antonio Spadaro e Carlos Maria Galli, edito da Queriniana. Il primo è un libricino che illustra la vita di Roma, della sua Chiesa e del suo popolo nel Novecento. E’ il primo testo di una collana voluta dal vicario del papa Angelo De Donatis per una valorizzazione e riscoperta della importanza della storia anche per la fede. Intento lodevole specialmente nell’attuale panorama culturale ed educativo italiano. Dato che la storia di Roma come Chiesa è anche storia del rapporto con il suo vescovo, il libro può ispirare anche la riflessione sul rapporto tra il popolo cristiano in Italia e il suo primate, che è sempre il vescovo di Roma. Il secondo libro suggerito è un testo di teologia che in oltre seicento pagine raccoglie il lavoro di un seminario di studio svoltosi – per l’anniversario dei cinquanta anni dalla chiusura del concilio Vaticano II – presso la Civiltà cattolica nell’autunno del 2015, con trenta fra ecclesiologi, storici, ecumenisti, canonisti ed esperti di pastorale provenienti da tredici paesi. Molti saggi qui raccolti affrontano il tema della collegialità e della sinodalità, e una intera sezione, la terza, è dedicata alla “comunione sinodale come chiave del rinnovamento del popolo di Dio”.
© 2019 Giovanna Chirri