Il 13 aprile ho partecipato alla udienza che papa Francesco ha concesso agli alunni, ai docenti, al personale, agli ex alunni, agli ex docenti, e ai loro amici e parenti, del liceo ginnasio Ennio Quirino Visconti, il più antico di Roma, che ho frequentato dal ’72 al ’77. Partecipavano all’udienza anche operatori e assistiti della mensa per i poveri di via del Caravita. Ero tra il popolo, non per lavoro, ma una volta tanto per diletto. Del discorso del papa mi ha colpito un passaggio, che non è stato registrato dalle cronache, che hanno puntato invece sull’appello del pontefice ai ragazzi a non diventare dipendenti dei telefonini e a non credere che comunicare sia stare in contatto sulle reti sociali.
Inauguro dunque la sezione “il papa, e i papi” di questo blog, con quelle parole di papa Bergoglio agli studenti del Visconti, perché mi dispiacerebbe se andassero perdute:
“La scuola come tale è un bene di tutti e deve restare una fucina nella quale ci si educa all’inclusione, al rispetto delle diversità e alla collaborazione. Inclusione, rispetto delle diversità per collaborare. Per favore, non abbiate paura delle diversità. Il dialogo tra le diverse culture, le diverse persone arricchisce un Paese, arricchisce la patria e ci fa andare avanti nel rispetto reciproco, ci fa andare avanti guardando una terra per tutti, non soltanto per alcuni. È un laboratorio che anticipa ciò che dovrebbe essere nel futuro la collettività. E in questo gioca un ruolo importante l’esperienza religiosa, nella quale entra tutto ciò che è autenticamente umano. La Chiesa è impegnata, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, a promuovere il valore universale della fraternità che si basa sulla libertà, sulla ricerca onesta della verità, sulla promozione della giustizia e della solidarietà, specialmente nei confronti delle persone più deboli. Quando non c’è libertà non c’è educazione, non c’è futuro. Quando non c’è ricerca onesta della verità ma c’è una verità imposta, che ti toglie la capacità di cercare la verità, non c’è futuro: ti annulla come persona. E quando non c’è promozione della giustizia, andremo a finire sicuramente in un Paese pusillanime, egoista, che lavora soltanto per pochi. Senza l’attenzione e la ricerca di questi valori non può esserci una vera convivenza pacifica. Quando c’è ingiustizia, incomincia a crescere l’odio, il confronto e finirà… tutti sappiamo come finisce. Con soddisfazione ho avuto conferma dalle parole della Preside che la vostra scuola, insieme alla cultura classica, promuove in varie forme questi valori. Andate avanti con coraggio su questa strada! Non è facile, ma è l’unica strada capace di dare dei frutti, di dare frutti grandi, per ognuno di voi e per la patria”.
Devo dire che mi ha confortato il modo con cui il papa ha usato la parola patria, e il contesto di inclusione e fraternità in cui la ha collocata.
© 2019 Giovanna Chirri