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“LAUDATO SII”, CINQUE ANNI DOPO ANCORA PIU’ ATTUALE. ASCOLTIAMO IL GRIDO DELLA TERRA E CAMBIAMO MODELLO DI SVILUPPO

La pandemia di coronavirus ha messo sotto gli occhi di tutti  il nesso tra degrado ambientale e danni alla salute, sicché appare opportuno il progetto di papa Francesco, di un anno di riflessione sulla “Laudato sii”, la sua enciclica pubblicata a giugno del 2015, e che appare oggi persino più attuale di allora. Domani verrà presentato in Vaticano “In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla ‘Laudato sii'”, un documento elaborato dal Tavolo interdicasteriale sulla ecologia integrale, che vuole contribuire a creare percorsi concreti di salvaguardia ambientale, in vista di un radicale cambiamento del modello di sviluppo.

Il momento è propizio per rileggere la grande enciclica di papa Francesco. In aiuto alla rilettura pubblico alcuni articoli da me scritti quando la “Laudato sii” è stata pubblicata e presentata.

PAPA: FERMIAMO  IL DEGRADO AMBIENTALE, LA SOBRIETA’ SIA MOTORE DI SVILUPPO

I POPOLI HANNO GIA’ PAGATO IL COSTO DEL SALVATAGGIO DELLE BANCHE

Ascoltiamo il grido della terra, “la nostra sorella che protesta per il male che le provochiamo con l’uso irresponsabile e abuso dei beni che Dio ha posto in lei”. Apriamoci alla “giustizia”: i popoli hanno già “pagato il salvataggio delle banche”, non possono “pagare il prezzo della crescita ad ogni costo”.
Questo chiede il Papa in “Laudato sii’. Sulla cura della casa comune”, la sua seconda enciclica, in cui si muove tra denuncia sociale, spiritualità e un solido pragmatismo, e formula un doppio appello: a frenare il degrado dell’ambiente e a modificare il modello di sviluppo nel senso della sobrietà.
Ha scritto l’enciclica – che entra a pieno titolo nel magistero sociale dei papi, in particolare per la critica al
paradigma tecnocratico, la affermazione della giustizia tra le generazioni, la necessità di difendere il lavoro, la rivendicazione del diritto di tutti a acqua, cibo e terra – consultando anche scienziati ed esperti, e manifesta grande lucidità nel descrivere la gravità della situazione e la necessità di agire in fretta. Ma più che indurre al
catastrofismo, quando descrive la bellezza della natura e il rapporto tra tutte le specie che la abitano risulta
assolutamente convincente nello spiegare che “il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”. L’armonia tra le creature che risale al santo di Assisi, il cui cantico da’ avvio all’enciclica, ispira al papa latinoamericano alcune denunce fulminanti, come quella sulla “tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi”, mentre “di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”.
“Rallentare il passo”, chiede dunque Bergoglio, come già suggeriva Benedetto XVI nella “Caritas in veritate”. “Nessuno – afferma papa Francesco – vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”.
L’enciclica esanima le principali acquisizioni della scienza circa il surriscaldamento del pianeta, la scarsità delle acque, la desertificazione, lo sfruttamento dei territori agricoli, le conseguenze della crescita del livello di mari e oceani, le diverse “inequità ” nate da problemi ambientali che si scaricano sui poveri e altri temi ambientali. Non prende posizione per alcuna soluzione, ma guarda il problema in una ottica insieme
profondamente umana e efficacemente pragmatica. Del resto nelle prime pagine dichiara che l'”obiettivo” di questa riflessione “non è di raccogliere informazioni, o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere il contributo che ciascuno può portare”.
I livelli di intervento sarebbero tanti: le istituzioni internazionali, i governi nazionali, fino ai singoli cittadini.
Ognuno deve fare la sua parte, e tutti, specialmente le grandi istituzioni e i potenti del mondo, devono sapere che “l’esaurimento delle risorse può essere pretesto per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni e che le guerre causano sempre danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando pensiamo alle armi nucleari e biologiche”. Il “modello consumista”, denuncia papa Francesco, è completamente disinteressato al “bene comune”, mentre realizzare una “cittadinanza ecologica” porta a una serie di “azioni quotidiane” che hanno di mira la cura del creato, e uno sviluppo equo. La enciclica ne elenca varie, dal consumo equo e solidale, al minor uso di condizionatori, alla gestione dei rifiuti, alle campagne di difesa dei consumatori. Nel documento papale – 190 pagine, suddivise in una
introduzione e 6 capitoli – la prospettiva di lavorare tutti per la difesa della terra conduce anche a considerazioni sulla collaborazione in questo ambito delle altre religioni e confessioni. Il Papa cita Bartolomeo patriarca di Costantinopoli e pioniere dell’ecumenismo cristiano, che ha mandato il suo
teologo di punta, Giovanni Zizoulas arcivescovo di Pergamo a presentare l’enciclica in Vaticano. Ci sono pagine molto belle sulla necessità di rendere le città e e gli spazi a misura di uomo; c’è un ragionamento sulla necessità di invertire “l’onere della prova” per quanto riguarda i danni all’ambiente; c’è la critica ll’atteggiamento di chi lotta per le altre specie e si disinteressa di difendere “la pari dignità tra gli esseri
umani”. Agli esperti e ai mezzi di comunicazione il Pontefice chiede di non guardare al problema con l’occhio di chi vede solo casa sua, e non considerare quindi una “appendice” il fatto che il degrado colpisca soprattutto gli esclusi. E’ proprio perché non è una appendice, non possiamo più far pagare ai popoli il
prezzo della crescita ad ogni costo.

“LAUDATO SII”, APPELLI, DENUNCE, PROPOSTE

Un DOPPIO APPELLO: a proteggere l’ambiente, casa comune dell’umanità, controllando il
surriscaldamento climatico e gli altri danni ambientali, ma anche un appello a cambiare modello di sviluppo, per i poveri, e per uno sviluppo sostenibile integrale. E’ questo l’enciclica “Laudato sii, sulla cura della casa comune”, la seconda di papa Bergoglio.
IL SALVATAGGIO AD OGNI COSTO DELLE BANCHE è stato fatto pagare alla popolazione: Oggi non facciamo pagare ai popoli il prezzo della crescita ad ogni costo, “rallentiamo il passo”, e puntiamo a uno “stile di vita” conciliabile con la difesa integrale dell’ambiente e della vita di tutti i popoli.
CONTRO L’INDIFFERENZA. Papa Francesco chiede di trovare “soluzioni concrete alla crisi ambientale”, benché gli sforzi in tal senso siano “”spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri”, anche credenti. Bergoglio elenca a tal proposito “La negazione del problema,
l’indifferenza, la rassegnazione comoda, la fiducia cieca in soluzioni tecniche” e invita a “una nuova solidarietà universale”.
ANDIAMO TROPPO VELOCI, E NON C’E’ TEMPO DA PERDERE. Il
contesto ambientale contemporaneo è  “inedito” e caratterizzato da una “rapidizzazione”: “il cambiamento fa sì parte della dinamica dei sistemi complessi”, ma “la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza della evoluzione biologica”. Ciò ha ripercussioni sul rapporto
tra impellenza delle decisioni da prendere, modelli di sviluppo consolidati, velocità della politica mondiale e dei singoli stati. Rallentare il passo della crescita, come già aveva suggerito Benedetto XVI nella Caritas in veritate.
LA TECNOLOGIA NON E’ LA VERA SOLUZIONE. “La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle
molteplici relazioni che esistono tra le cose, per questo a volte risolve un problema creandone altri”.
COSA STA ACCADENDO ALLA CASA DEGLI UOMINI: – INQUINAMENTO E CAMBIAMENTI CLIMATICI, RIFIUTO E CULTURA DELLO SCARTO. Il “modello di sviluppo” in vigore è  “basato sull’uso intensivo di combustibili fossili” e “ha inciso anche l’aumento della pratica dell’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola”. A sua volta “il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio”. Distruzione senza precedenti degli ecosistemi, innalzamento del livello del mare. Aumento del numero dei poveri. Folle di migranti che fuggono dalla miseria. Spesso tutto questo accade nella “generale indifferenza”, “segno della nostra perdita di quel senso di responsabilità  per i nostri simili su cui si fonda ogni società  civile”.
– SONO GIA’ SUPERATI CERTI LIMITI MASSIMI DI SFRUTTAMENTO DEL PIANETA, PER ESEMPIO PER L’ACQUA, SENZA CHE SIA RISOLTO IL PROBLEMA DELLA POVERTA’. La scarsità di acqua pubblica, specialmente in Africa, incide pesantemente sulla vita quotidiana. Inoltre ci sono, e non solo in Africa, le ricadute sanitarie: “la qualità  dell’acqua disponibile provoca molte morti ogni giorno”, tra colera e dissenteria.
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA. – LA PERDITA DI BIODIVERSITA’. Vanno spese specie che potrebbero costituire in futuro risorse estremamente importanti, non solo per la cura di malattie, e per molteplici servizi. “Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per
rispondere in futuro a qualche necessità umana o per risolvere qualche problema ambientale”.
– NON PENSARE ALLE SPECIE SOLO COME RISORSE: “Per causa nostra
migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio”.
– SE SOSTITUIAMO SPECIE CON OGGETTI, CI ILLUDIAMO DI POTER SOSTITUIRE UNA BELLEZZA IRRIPETIBILE E NON RECUPERABILE CON UN’ALTRA CREATA DA NOI”, e sempre “al servizio della finanza e del consumismo”.
– LA CURA DEGLI ECOSISTEMI OCCORRE UNO SGUARDO CHE VA AL DI LA’ DELL’IMMEDIATO (cita tra gli altri l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo)
– IL DETERIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA UMANA PRODUCE
DEGRADAZIONE SOCIALE
– LA INEQUITA’ ORMAI E’ PLANETARIA. I LIMITI DELLA REAZIONE DI SCIENZIATI, ESPERTI, MEDIA. LA INEQUITA’ ORMAI COLPISCE PAESI INTERI, E OBBLIGA A PENSARE A UNA ETICA DELLE RELAZIONI  INTERNAZIONALI.
– LE RAZIONI SONO DEBOLI, E C’E’ PERSINO IL RISCHIO CHE DI FRONTE ALL’ESAURIMENTO DI ALCUNE RISERVE, SI VADA A UNO SCENARIO FAVOREVOLE A NUOVE GUERRE, MASCHERATE CON NOBILI RIVENDICAZIONI. SOLUZIONE NON PUO’ ESSERE L’ARTE DI ARRANGIARSI. SERVONO ISTITUZIONI MONDIALI PIU FORTI. IL PARDADIGMA NON PUO’ ESSERE QUELLO CONSUMISTA.
– CAMBIARE STILE DI VITA, mettere in opera azioni quotidiane ecologiche, farlo attraverso reti comunitarie, da azioni e stile di vita nasce cittadinanza ecologica.

ALTRO. Il potente documento di papa Francesco contiene inoltre accenni al magistero ecologico dei papi, una serie di considerazioni e riflessioni sulla creazione nei racconti biblici, sul creato nelle varie religioni, sulla educazione a una spiritualità ecologica.

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© 2019 Giovanna Chirri

© 2020 Giovanna Chirri