ALL’ISTITUTO POLACCO UNA MOSTRA SUL MAESTRO DEGLI EFFETTI SPECIALI PRIMA DELL’AVVENTO DEL DIGITALE
Per realizzare il cielo per “Fellini Satyricon” è salito sul tetto di casa e ha dipinto e fotografato tantissimi tramonti, poi ha sovrapposto queste immagini alle foto dell’eruzione di un vulcano. Per gli effetti speciali dei film a cui ha lavorato a Roma si è appoggiato agli studi di Cinecittà, mentre oggi, come commenta raccontando la propria esperienza artistica, grazie al computer si può girare un film anche nel giardino di casa del regista. L’incontro con Jozef Natanson, pittore polacco per decenni prestato al cinema e scomparso nel 2003, avviene grazie alla mostra a lui dedicata all’Istituto Polacco di Roma e aperta fino al prossimo gennaio, dove accanto a quadri, disegni, bozzetti, e fotografie è presentato un lungo filmato in cui Natanson, che ha lavorato in oltre ottanta film, racconta una vita avventurosa e una esperienza artistica singolare che lo ha portato a collaborare a tanti capolavori del cinema, con registi quali, tra gli altri, Federico Fellini, Marco Ferreri e Sergio Leone.
Per me è stata una vera sorpresa: andavo alla mostra in quanto amica di Phoebe, cara collega da oltre vent’anni e “producer” per AbcNews. Di Phoebe conosco da sempre l’understatement che deve aver ereditato dalla mamma Ann, londinese: che Jozef fosse un pittore e maestro degli effetti speciali prima del l’avvento del digitale l’ho scoperto il nove novembre alla inaugurazione della esposizione presso l’Istituto polacco. Ho apprezzato i quadri delle sue diverse fasi artistiche, dalla vicinanza all’impressionismo alla influenza del surrealismo, ma soprattutto mi si è aperta una finestra su un mondo a me in gran parte sconosciuto, sugli anni d’oro del cinema non solo italiano, e di Cinecittà, mentre rivivevo gli anni della guerra e della storia europea attraverso la vita e gli occhi di Jozef, nato a Cracovia, studente a Varsavia e Parigi, soldato in Norvegia, sposo in Gran Bretagna, vissuto in Italia per una quarantina d’anni. Sono andata via con un forte senso di gratitudine per la vita e il lavoro del papà di Phoebe, che trasmettono operosità e fantasia, inventiva, bellezza, voglia di vivere, di ricostruire e di costruire. Penso con un pizzico di rimpianto a un periodo in cui gli effetti speciali si facevano in spiaggia, su un tetto o a Cinecittà, e in cui anche nella finzione cinematografica non si poteva fare a meno della realtà e di mani, cuore e cervello capaci di riprodurla, trascenderla o sublimarla. Quando anche fingendo non si poteva non essere veri.
L’Istituto polacco ha allestito la mostra su Jozef Natanson in occasione della settima edizione del festival del cinema polacco “CiackPolska” e in collaborazione con la Associazione Effetti visivi AVFX e con la Cineteca nazionale.
© 2019 Giovanna Chirri